CHINESE BORDER

Sul lato mongolo il treno con una ventina di vagoni arriva, salgono i militari e ritirano passaporti e dichiarazioni doganali. Si aspetta un’oretta, ci restituiscono i passaporti, si riparte, ci si ferma ad un passo dalla Cina. I militari sono un po’ di più, un paio salgono e uno rimane ad ogni uscita dal treno. Ritirano passaporti e dichiarazioni doganali, il treno riparte in retromarcia, scossoni vari e soste. Dopo poco ci troviamo dentro un capannone, i vagoni sono stati tutti separati. Un convoglio a fianco a noi è sollevato di qualche metro da terra con i passeggeri affacciati ai finestrini. Il problema da risolvere ogni notte è che lo scartamento dei binari delle linee russe e mongole è differente da quello ordinario, quindi ogni vagone viene sollevato con tutto il suo contenuto attraverso due leve, per permettere la sostituzione dei carrelli delle vetture. Il passo successivo è ricompattare l’intero treno, dopodiché risalgono i militari e riconsegnano i passaporti.
Durata complessiva dell’operazione 4 ore, ormai è notte inoltrata a Erlian.
A breve distanza avviene la prima sosta in territorio cinese, la stazione ci accoglie con musica diffusa e cover di brani internazionali cantati in mandarino. I viaggiatori ancora svegli si sgranchiscono prima di allungarsi sotto le coperte, i passeggeri di ritorno a casa si riversano nel piazzale chiacchierando, sorridendo, giocando e muovendosi da una parte all’altra. Siamo in Cina!

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