Abbiamo lasciato Pechino durante la notte, con l’obiettivo dichiarato di fuggire con il favore delle tenebre per alleggerire l’ultima partenza. Il taxi si è subito incastrato tra le bancarelle e i carretti motorizzati del nostro hutong. Abbiamo avuto tempo di riguardare la luna tra i suoni del clacson e le urla degli ultimi ambulanti, sembrava lontana e familiare, come se vivessimo lì sopra. Le nuvole che la coprivano ricordavano le striature verde chiaro dell’anguria che il nostro vicino di tavolo stava ingurgitando tra una birra e l’altra mezz’ora prima. Dopo cinque minuti dalla partenza il distacco non appariva così facile. Il tentativo di fuga indolore è andato definitivamente a rotoli correndo in uscita da Pechino con il tassista che parlava al cellulare e le canzoni pop cinesi in diffusione. Per rendere le cose più semplici facciamo scalo in Kazakistan. Qui ritroviamo il cirillico, Londra ci aspetta!